Chi comanda Terni
I compagni, i tedeschi, i perugini Potere e affari in una città a sovranità limitata
Il cerchio magico che controlla la Conca tira le fila di un sistema di potere ramificato a cui nulla è sfuggito: dalla gestione partitocratica della sanità, alle cooperative, dalla pianificazione dell’urbanistica collegata alle scelte delle cooperative rosse della grande distribuzione, fino ai rapporti opachi con la Chiesa.
Chi comanda e ha comandato Terni lo ha sempre fatto per conto di centri di potere esterni alla città. È stato così nell’economia e lo stesso accade nella politica. Nel primo caso, la legittimazione era legata alla mediazione con lo Stato e poi nel rapporto con la proprietà tedesca delle acciaierie mentre nel secondo caso, l’oligarchia che opera sotto le insegne del Pd trova la sua ragione d’essere nel rapporto di subordinazione ai vertici perugini del partito. Il cerchio magico che controlla la Conca tira le fila di un sistema di potere ramificato a cui nulla è sfuggito: dalla gestione partitocratica della sanità, alle cooperative, dalla pianificazione dell’urbanistica collegata alle scelte delle cooperative rosse della grande distribuzione, fino ai rapporti opachi con la Chiesa. Fondamentale anche comprendere fino in fondo ciò che si muove intorno all’acciaieria, il cui destino continua a coincidere con quello di Terni e la cui cessione alla ThyssenKrupp consente di ricostruire la vicenda della sciagurata svendita dell’industria di Stato che ha anticipato l’ingresso dell’Italia nell’Europa della moneta unica. Dalla porta di servizio.
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