Roberta Palazzetti si candida a sindaco con un progetto focalizzato sull'attrazione di investimenti, sulla collaborazione tra enti e aziende e sul miglioramento dei servizi per i residenti

Una carriera da top manager internazionale appena lasciata alle spalle e il desiderio di mettere la propria esperienza a disposizione della sua città. Un gruppo di amici con cui ha condiviso l’idea di dedicarsi alla politica e tante persone incuriosite con cui ha iniziato a confrontarsi. Roberta Palazzetti, sessant’anni ed un curriculum professonale come se ne vedono pochi, si candidata a sindaco con una lista civica i cui aspiranti consiglieri comunali sono in fase di definizione. Una “discesa in campo” che ha fatto saltare gli equilibri tesi e già precari del centrodestra cittadino con i vertici locali di Fratelli d’Italia che si sono subito schierati con lei e metà gruppo dirigente della Lega che ha preso informalmente da un paio di mesi la stessa decisione. Con Palazzetti sembra già schierata anche una parte dell’opinione pubblica di sinistra oltre al gruppo trasversale di “Civici X Orvieto” che fanno riferimento all’ex sindaco Franco Raimondo Barbabella.

Lo scontro elettorale sta per iniziare. Lei punta decisamente sull’economia e in questa intervista spiega come farlo. Ma chi è Roberta Palazzetti? Il sito di cultura d’impresa “Este” la descrive cosi:”Roberta Palazzetti è manager con ampia esperienza internazionale inclusa la gestione e la guida di organizzazioni operanti in piu’ paesi, sia a livello di ufficio centrale che di affiliate. Ha un’esperienza consolidata con due grandi multinazionali nel settore del largo consumo: Procter & Gamble, societa’ quotata alla borsa americana, e British American Tobacco. Tale esperienza include la gestione di acquisizioni, start up e riorganizzazioni aziendali.
Un totale di 20 anni di esperienza come Amministratore Delegato e ceo in Europa e Asia. E’ stata direttore area Sud Europa per Bat con responsabilita’ su 18 paesi, presidente e ad di Bat Italia e membro del Consiglio di Bat Europa. Ha realizzato il lancio in prima mondiale di prodotti alternativi al tabacco in Giappone che ha fatto di Bat la societa’ con piu’ rapida crescita locale di fatturato e profitto, raddoppiato in quattro anni, dopo anni di minimo sviluppo”.

Una manager con questa esperienza internazionale perchè, ad un certo punto, decide di tornare ad Orvieto?

“Perchè la mia famiglia e le mie radici sono qui. Per motivi di lavoro ho vissuto molti anni all’estero, anche in Giappone, ma sono luoghi in cui stai 3 o 4 anni però non sono casa tua. La mia famiglia è qui, è rappresentata da mio marito, dalle mie figlie, dalle mie sorelle. Ho voglia di metttere la mia esperienza a disposizione della mia terra. Sento intorno a me molte energie positive e molte persone che hanno voglia di cambiare passo. Orvieto presenta forti criticità, ma dispone di asset sufficienti perchè si possa invertire la rotta”.

Da dove iniziare per arrestare il declino?

“Intanto dobbiamo prendere atto che Orvieto è in una fase di declino evidente. Lo dimostrano tutti i dati. La demografia sembra condannare questa città e la demografia condiziona l’economia. Dobbiamo puntare senza perdere un minuto sulla collaborazione tra pubblico e privato. Ci sono molte aziende e istituzioni private che potrebbero venire ad Orvieto. Penso soprattutto a quelle nel settore farmaceutico di cui l’Italia è al top nel mondo, ma anche della moda di alto livello. I grandi contenitori della città come la caserma Piave, ma non solo, devono essere visti anche come potenziali luoghi per creare centri di ricerca e di studio all’avanguardia, sempre in collaborazione con aziende e istituzioni private. Il nostro obiettivo principale è creare posti di lavoro qualificati per evitare che i giovani se ne vadano e per farne venire qui molti altri”

C’è qualche punto di riferimento a cui ispirarsi?

“Si, penso al grande progetto che abbiamo realizzato come Bat a Trieste con un investimento da 500 milioni per la creazione del grande polo europeo della multinazionale che si affianca a quello in America e in Asia. Un’operazione con 2700 nuovi posti di lavoro, dei quali 600 posti di lavoro generati direttamente dall’azienda e altri 2100 nell’indotto. Un progetto realizzato insieme alle istituzioni locali e con molte analogie con la nostra città. Il modello per Orvieto è questo”.

Anche come collocazione fisica?

“Certamente. Qui abbiamo la grande questione della caserma Piave. A Trieste l’investimento è stato fatto sull’Interporto, un’area gigantesca di 20 mila metri quadrati per la quale c’era il problema della rifunzionalizzazione. Si stanno realizzando 12 linee di produzione per la digital boutique, un laboratorio di ricerca e un centro di eccellenza per il marketing digitale. Ho lavorato proficuamente con il sindaco di Trieste con l’Autorità di Sistema portuale e con il governatore Massimiliano Fedriga. Orvieto può seguire questo esempio”.

Oltre all’economia le altre priorità?

“In realtà è tutto collegato. Se la demografia è negativa, come nel nostro caso, lo sviluppo è a rischio. Le priorità sono: aumentare la capacità di attrazione e la qualità della vita, fare un grande progetto per la terza età, creare luoghi di aggregazione e di crescita giovanili, massimo impegno su sanità e trasporti, piano di digitalizzazione e banda larga per non essere tagliati fuori tra pochi anni”.

Dal punto di vista sociale a che proposte pensa?

“Sono molto colpita dai dati sull’invecchiamento record della popolazione orvietana a cui non corrispondono servizi adeguati ad esclusione delle badanti private. Un’altra cosa che colpisce è che finora intorno a questo tema non si sia stati in grado di costruire un progetto per soddisfare le esigenze degli anziani e al tempo stesso creare lavoro. Del resto sono molte le cose a cui ad Orvieto nessuno pensa; sembra come se l’attenzione generale sia catalizzata tutta dal turismo. Oggi abbiamo questo fenomeno dello smart working che deve essere colto al volo. Orvieto deve mettere in campo una serie di opportunità per chi vuole venire a vivere qui lavorando da remoto. Dobbiamo ragionare a tutto campo senza porci limiti perchè Orvieto ha enormi potenzialità anche per accogliere nuovi residenti grazie alla varietà e la bellezza del suo territorio”.

Dove trovare le risorse necessarie?

“Bisogna lavorare sul rapporto tra istituzioni ed imprese. Bisogna coinvolgere le grandi aziende in progetti territoriali. Un settore a cui mi sono dedicata per molti anni, non solo in Italia. La storia di Orvieto è stata spesso caratterizzata anche dalla difficoltò di trovare interlocutori nelle istituzioni esterne alla città. I politici che lavorano nelle istituzioni passano, ma quando un’azienda effettua un investimento in una città a quell’iniziativa poi dà inevitabilmente corso”.

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