Un luogo dell’anima, ma anche un locus simbolico che assume un significato di grande interesse nel caleidoscopico e ricchissimo mondo interiore dell’autore. La Tuscia di Pier Paolo Paolo Pasolini è un “altrove” che prima di diventare set per molti suoi film famosi, assume un significato particolare all’interno della sua peculiare visione del mondo. Il rapporto speciale tra la provincia di Viterbo ed il grande intellettuale italiano è il tema che viene analizzato da Rosella Lisoni nel saggio pubblicato da Bulzoni “I luoghi di Pier Paolo Pasolini” incentrato intorno alla speciale relazione che P.P.P. decise di intessere per un lungo periodo della propria vita con questa terra. Il volume racchiude una serie di saggi incentrati sul rapporto tra l’autore e tutti i luoghi della sua vita che hanno segnato anche la sua produzione artistica, giornalistica e cinematografica.    Qui ambientò alcune delle sue più celebri pellicole come “Uccellacci e uccellini”, “Il Vangelo secondo Matteo”, alcune scene di “Medea” oltre al significativo cortometraggio “La forma della città” in cui Orte diventa la metafora di una speculazione edilizia, espressione di quel consumismo ormai senz’anima che stava deturpando il panorama del bel paese parallelamente alla devastazione antropologica in atto nelle coscienze dei suoi abitanti.  Pasolini scopre la Tuscia alla fine degli cinquanta nel corso di escursioni effettuate con il suo amico Federico Fellini. “Per entrambi la Tuscia rappresenta l’altra realtà rispetto a Roma-ci dice Lisoni-il luogo in cui il tempo scorre piano, in cui i veri valori sopravvivono all’alienazione del consumismo capitalistico, specchio di una visione sacrale e vivacemente simbolica della realtà”. E’ molto nota la vicenda della torre di Chia che lo scrittore acquistò dopo molte fatiche essendosi innamorato di quel luogo dove ambientò “Il Vangelo secondo Matteo”, ma molto paradigmatica fu anche la sua battaglia per l’istituzione dell’università della Tuscia perchè dimostra che egli seppe profondere grande impegno a vari livelli a favore di questa terra di elezione.    L’università della Tuscia come ateneo statale decentrato da Roma nacque solo nel 1979, ma cinque anni prima aveva preso le mosse un movimento partito dal basso ed animato da artisti, cineasti ed intellettutali, tra cui Dacia Maraini, lo scenografo Dante Ferretti, il direttore della fotografia Tonino Delli Colli, lo stesso Pasolini, il pittore Ennio Calabria, il soprintendente Mario Moretti, lo storico dell’arte Italo Fanti il cui scopo era quello di trasformare la Libera università della Tuscia in una vera e propria università statale. La presenza attiva di Pasolini in quella battaglia politica ebbe grande risonanza e fu importante ai fini del raggiungimento del risultato.                                 

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Biografia Claudio Lattanzi

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