Il segretario del Pd Talanti accusa l'amministrazione di essere del tutto succube di Perugia e sollecita una nuova visione per andare oltre il turismo. "Invece che a Biagioli, la destra pensi al caso Spagnoli".

Il segretario del Pd orvietano Maurizio Talanti si accinge alla sfida elettorale per strappare la guida del Comune al centrodestra e parla della necessità di lavorare ad altri settori economici oltre al turismo. Allo stesso tempo rintuzza le critiche di chi ritiene incandidabile l’aspirante sindaco del centrosinistra Stefano Biagioli il quale ha firmato un impegno quale membro del Consiglio di indirizzo della fondazione Cro a non concorrere a cariche pubbliche se non un anno dopo essersi dimesso dalla fondazione stessa, nella quale è ancora in carica.

Il campo largo per contendere al centrodestra la guida di Orvieto, ma quali sarà il messaggio più importante che rivolgerete agli elettori?

““Orvieto alza la testa”. Sintetico ed efficace. Ci sembra evidente che abbiamo ormai perso troppe posizioni in Umbria e l’autorevolezza della nostra classe dirigente è ai minimi termini. E’ esemplare come ogni qual volta a Perugia si fanno scelte politiche penalizzanti per il nostro territorio la sindaca, a dimostrazione che siamo ormai marginali, scrive lettere aperte alla Presidente della Regione. Viene da pensare che la nostra prima cittadina sia assente dai luoghi delle decisioni oppure, se c’è, che non abbia saputo far valere la propria posizione. Qua non si tratta di pensare alla contesa elettorale ma al ruolo futuro di Orvieto in Umbria e alla credibilità che le leadership devono poter esprimere”.

Come convincere gli orvietani a non rinnovare la fiducia al sindaco Tardani?

“Noi non faremo una campagna elettorale sugli errori della sindaca. La faremo sulle proposte.
Partiremo dalla situazione critica attuale per indicare le alternative ma soprattutto una strada da seguire per ridare a Orvieto un progetto chiaro e definito in ogni dettaglio a partire dalla rimessa in funzione della macchina comunale che senza risorse, senza personale e senza un progetto, vive una sofferenza che non ci possiamo permettere! Oggi il nostro campo e le forze politiche e sociali che ne fanno parte sono espressione della società reale e vogliono solo guardare avanti, senza commissariamenti esterni, e con una priorità unica: Orvieto”.

Il vostro candidato Stefano Biagioli ha firmato l’impegno con la fondazione Cro a non candidarsi alle elezioni se non dopo un anno dalle dimissioni in fondazione in quanto membro del Consiglio di indirizzo. Come farete a giustificare questa posizione?

“Se volessimo spostare la discussione sulle questioni relative alle prese di posizione individuali basterebbe mandare in “loop” la conferenza stampa del candidato Spagnoli contro la sindaca e contro l’attuale amministrazione. A noi non interessa la rissa o il pettegolezzo e non cadremo in questo tranello. Noi ci candidiamo ad essere classe di governo e non a vincere una discussione da bar. Quanto agli impegni morali esiste l’istituto della “deroga” come già successo in passato, anche per amministratori che con Tardani hanno governato, e poi ci sono anche le esigenze “superiori”. Quando la città chiama un suo cittadino all’impegno civile va considerato come un fatto virtuoso e non come una declinazione negativa dell’impegno nei confronti della società in cui uno vive. Stefano Biagioli ha dimostrato con la sua vita personale e professionale il suo attaccamento alle cittadine e ai cittadini di questa città. Neanche si discute”.

Le priorità per Orvieto?

“Come accennavo prima bisogna rimettere in sesto la macchina comunale. I dipendenti sono frustrati e si sentono impotenti e solo di fronte alle tante difficoltà che incontrano. Il programma di governo si farà carico di fornire indicazioni precise sulle scelte che si faranno. Abbiamo già cominciato con tutte le forze politiche della nostra coalizione un lavoro di condivisione e a formulare una sintesi che sia rappresentata dal nostro candidato Biagioli. Posso dire che le linee fondamentali possono essere sintetizzate con una frase: “La pubblica amministrazione deve recuperare prossimità con i cittadini, meno liste di attesa, meno improvvisazione sulle politiche infrastrutturali (strade e collegamenti ferroviari). Bisogna ridare ossigeno alle imprese innovative, individuare nuovi filoni e corroborare quelli maturi e consolidati. Stiamo costruendo una coalizione plurale dove progressisti, civici, moderati e le sinistre possano, insieme, fare proposte coraggiose e innovative per attrarre giovani coppie e ridare un futuro a una città che non può vivere solo di turismo”.

Sei un giovane imprenditore con diverse esperienze professionali alle spalle. Come ti senti a svolgere questo ruolo senza avere dietro le grandi organizzazioni politiche del passato?

“Ho percepito e sto prendendo sempre più coscienza delle difficoltà che abbiamo di fronte ed ho sempre più chiaro quali sono i due punti focali della sfida che intendo giocare fino in fondo. Primo: “ ridare un futuro ad Orvieto e far capire bene ai cittadini dove stiamo andando. Perché da soli non si va da nessuna parte. Questo deve essere chiaro a tutti” Secondo: “dobbiamo ridare vita a una classe dirigente dove non prevalga il narcisismo e il carrierismo ma l’amore per l’interesse comune. Non vedo il mio impegno attuale a tempo determinato. In forme diverse voglio aprire un ciclo e seguirlo fino in fondo pur nelle diverse forme di impegno che caratterizzeranno il mio operato.
In questi giorni stiamo assistendo all’orrore delle guerre, a stragi e scontri di piazza anche nel nostro Paese. Da Orvieto deve partire un messaggio e un impegno. Noi non siamo un’isola felice e non possiamo rimanere fuori dai dibattiti in ambito nazionale e internazionale. Dobbiamo dare il nostro contributo per la pace e per lo sviluppo rispettoso dell’ambiente”.

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